Come può aiutarci sapere la differente concentrazione di fibre muscolari rosse o bianche in ogni gruppo muscolare? In che modo possiamo collegare queste informazioni all’attività di massaggio? Partiamo da quelle che sono le basi dell’anatomia e della fisiologia muscolare del nostro corpo:
Le principali fibre che compongono la nostra muscolatura si classificano in fibre di tipo 1, fibre intermedie o 2a e fibre di tipo 2b.
Vediamo nel dettaglio le caratteristiche di ogni singola fibra, per capire meglio la loro funzionalità nel corpo:
Questa differenziazione, sia nella loro struttura che evidentemente nella loro funzione, fa sì che ogni zona del corpo abbia una percentuale variabile di queste fibre, in modo da avere più resistenza oppure più rapida e forza in base a ciò che nel tempo la nostra evoluzione ci ha posto di fronte.
Sicuramente in termini evoluzionistici un passaggio fondamentale è stato il raggiungimento della stazione eretta, quindi bipede.
Vediamo come queste fibre si distribuiscono nel corpo e da qui, cerchiamo di capire meglio cosa c’entrano in tutto questo le tecniche di massaggio:
Questa analisi di diversi distretti corporei ci fa capire come, in relazione alle aree che consideriamo, troviamo una distribuzione ed una percentuale diversa di fibre. Associata a questa analisi si può aggiungere una semplice considerazione. Sappiamo che tutte quelle aree del corpo che si muovono poco o tendono a subire una limitazione di mobilità protratta nel tempo, vanno incontro a maggior rigidità e soprattutto ad un rimodellamento del tessuto connettivo che circonda la muscolatura. Un altro fattore che si aggiunge è la riduzione di circolazione sanguigna in quei muscoli che vengono poco utilizzati e stimolati. La somma di tutti questi fattori, insieme a quelli genetici elencati in precedenza, comporta una maggior tensione ed una maggior rigidità che di solito colpisce la catena posteriore.
Capiamo da qui come spesso i clienti che desiderino un massaggio abbiamo un grande senso di benessere e di miglioramento soprattutto quando viene trattata tutto il rachide (cervicale, dorsale e lombare) e l’area delle spalle, specialmente i trapezi.
Coloro che hanno frequentato un corso massaggio riconosciuto sanno riconoscere quando, dinanzi ad un cliente che lamenta determinati dolori, si è indirizzati già dal sintomo e da come questo si manifesta per capire quali possono essere le zone che più necessitano di essere trattate. Ma anche quando un cliente si presenta per un massaggio decontratturante, oppure mio-fasciale, o ancora connettivale, se sappiamo quali sono le strutture più soggette a lavorare e contrarsi durante la nostra vita quotidiana e conosciamo anche la loro composizione strutturale, possiamo sicuramente applicare tecniche differenti per zone muscolari differenti. A volte si applica più forza, rendendo il lavoro più profondo, a volte si svolge un massaggio più rapido per stimolare la circolazione superficiale e riattivare il microcircolo, talvolta invece si possono usare tecniche molto più lente e specifiche. Se tutto questo viene applicato nei punti giusti, la risposta dei tessuti che andiamo a trattare non sarà semplicemente “positiva”, ma sarà davvero sorprendente. In più potremo riscontrare un miglior mantenimento del lavoro svolto, perché se noi ci adeguiamo alla struttura che stiamo manipolando, invece che lavorare in modo uguale su ogni muscolo, troveremo maggior disponibilità da parte dei tessuti nell’accettare il trattamento.
Conclusioni:
Abbiamo visto come nel corpo, a zone muscolari diverse corrispondono strutture e quantità di fibre rosse o bianche diverse. Dunque lasciamoci guidare anche dalle conoscenze anatomiche e non solo dalla pura applicazione di tecniche svolte allo stesso modo su tutto il corpo in modo puramente meccanico e ripetitivo.
Sapere cosa stiamo facendo e dove lo stiamo facendo, può nettamente aumentare i nostri risultati e rendere anche i clienti molto più soddisfatti per il nostro lavoro, oltre che renderci dei professionisti migliori e più preparati.