Nello scenario scientifico nazionale e internazionale, il rapporto fra utilizzo professionale del mouse e il dolore al polso e alle mani non beneficia di una adeguata attenzione. Eppure, oggi il costante utilizzo del mouse e del personal computer da parte degli impiegati e degli studenti, anche di giovane età, ha notevolmente aumentato la casistica delle patologie di natura degenerativa sull’arto superiore e sul polso-mano in particolare.
Sono sempre più frequenti coloro che utilizzando le mani con gesti stereotipati e poco funzionali sul posto di lavoro e che affetti già da disturbi o patologie sull’arto superiore chiedono al proprio medico di famiglia o del lavoro il giudizio di idoneità allo svolgimento dell’attività professionale, il quale spesso manifesta perplessità e difficoltà nel pronunciarsi, soprattutto in riferimento al sovraccarico biomeccanico che incide sull’utilizzo dell’arto superiore dominante e al mouse ormai diventato il principale strumento di lavoro.
Potremmo fare qualcosa in più?
Ne consegue che l’assenza di indicazioni operative sulla scelta del mouse e sulla sua modalità di utilizzo costituisce una criticità per il medico, chiamato sempre di più a gestire casi anche molto diversi tra di loro. Per tale ragione, facendo fede all’esperienze e alle conoscenze del problema da parte dei medici, si sono formulate delle Linee Giuda al fine di orientare i giudizi di idoneità alla mansione e produrre una traccia operativa.
Il mouse convenzionale, è lo strumento di lavoro che prevale sulla tastiera: il suo utilizzo eccessivo, la ripetibilità dei movimenti della mano in estensione azionati proprio dai muscoli estensione del carpo dall’arto dominante, la postura incongrua del corpo e del braccio sono fattori rischio di sovraccarico funzionale.
La sindrome da overuse o tecnopatia da mouse, così è chiamata, si manifesta, quindi, quando per la ripetitiva attività muscolo-tendinea esercitata dall’utilizzo incongruo e prolungato del mouse, si crea una forte tensione ai muscoli estensori del carpo, una riduzione della capacità di estensione della mano, una diminuzione della capacità ricostitutiva dei tessuti i quali manifestano un danno locale acuto di tipo flogistico.
Nella fase di cronicizzazione il danno cumulativo potrebbe portare a gravi limitazioni funzionali con estensione alle strutture limitrofe, compromettendo di conseguenza il microcircolo di uno o di tutti i compartimenti del segmento interessato. Si creerà successivamente un sub-edema interstiziale ipertensivo che, l’eventuale ulteriore flogosi riparativa, stabilizza fino a provocare ispessimento e retrazione della trama connettivale con ulteriore aumento di tensione. Nell’avambraccio, questa condizione può condurre all’instaurarsi di una sindrome compartimentale cronica, con eventuale associato danno delle fibre nervose.
Sintomi del dolore al polso a causa dell’utilizzo del mouse
I segni clinici e i sintomi avvertiti dal “mal di mouse” sono:
- Dolore progressivamente crescente, localizzato alla base del polso e del pollice che si acutizza durante i movimenti;
- Difficoltà funzionale nel muovere l’articolazione radio-carpica nel range fisiologico;
- Tumefazione nella zona di maggior algia.
Se si trascura il problema e non si interviene in tempo con un trattamento di tipo conservativo e preventivo/comportamentale, il disturbo può determinare:
- Debolezza in termini di forza;
- Formicolio;
- Forte limitazione dei movimenti della mano.
Insorgeranno così, varie patologie muscoloscheletriche del distretto mano-polso, dette professionali, tra cui le più frequenti sono:
- La sindrome del tunnel carpale:
- Il morbo di De Quervain (tenosinovite del pollice);
- Il dito a scatto;
- L’epicondilite (gomito del tennista) e tendinopatie.
Per queste ultime, nel caso particolare di una tendinite dell’estensore dell’indice, probabilmente favorita dai movimenti ripetitivi nel cliccare il mouse, è consigliabile impostare lo stesso puntatore nella modalità “mancino” in modo da utilizzare il dito medio e lasciando a riposo il secondo dito.
Le precauzioni
Le raccomandazioni italiane all’utilizzo del mouse sono ad oggi molto generiche: l’Inail, ad esempio, di fronte a problemi articolari sui polsi consiglia di usare una tastiera e un mouse ergonomico, alternativo al tipo tradizionale, ma non specifica i modelli adottabili.
In commercio si possono trovare nuovi modelli di mouse verticali, accreditati come soluzioni ergonomiche ideali per l’utilizzo professionale, che riducono il sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore rispetto ai modelli tradizionali. Uno di questi, ad esempio, è l’Hand Shoe Mouse o Mouse Vertical, che si distingue dal mouse tradizionale per la posizione globalmente più naturale dell’arto superiore e della mano, la quale deve essere supinata fra 15° e 25° rispetto al piano orizzontale.
Alla luce dei dati strumentali forniti da una indagine elettromiografica comparativa tra otto tipi di mouse, questo modello, impedendo la costante pronazione dell’avambraccio, sembra garantire una minore attivazione muscolare degli estensori del carpo, minor ipertrofia del muscolo pronatore rotondo a livello del terzo prossimale dell’avambraccio, riducendo così la compressione del nervo mediano, algie locali e parestesie.
Questo particolare mouse, dal costo tuttavia rilevante, sembra quindi costituire un modello promettente per attenuare la tensione dei muscoli estensori e pronatori dell’avambraccio. Per coloro, invece, hanno una mano più piccola, può essere utile anche l’uso del mini-mouse integrato da un tappetino poggia polso in gel sufficiente a neutralizzare o ridurre del 10-20° l’estensione della mano, la pressione all’interno del canale carpale e la tensione del distretto mano-polso e spalla-collo.
Durante la sua utilizzazione, per prevenire le conseguenze patologiche in atto correlabili o meno all’attività lavorativa, è fondamentale mantenere una postura del corpo e dell’arto superiore il più possibile ergonomica. Questa deve prevedere un corretto allineamento fra mano e avambraccio senza deviazioni ulnari o radiali, l’appoggio dell’avambraccio sul piano di lavoro a metà circa fra polso e gomito, la mano che aziona il mouse di fronte alla spalla, in modo tale da evitare l’abduzione dell’arto e le contratture muscolari sul trapezio e sul collo.
Il ruolo del Massaggio
In diverse situazioni riveste un ruolo rilevante l’adozione di misure riabilitative conservative, comprendenti cicli di fisiokinesiterapia, basati su:
- Terapia fisica strumentale come ultrasuoni, laser, tecar;
- Massoterapia distrettuale con manovre che mirano a decontrarre la muscolatura ipertonica sull’avambraccio e a decomprimere i tessuti e le strutture coinvolte;
- Chinesiterapia basata su esercizi globali di allungamento muscolare della catena trasversa superiore e specifici sui muscoli estensori del carpo e pronatori della mano;
- Utilizzo di tutori specifici e Taping Neuromuscolare nel caso di tendiniti;
- Riposo ed utilizzo di analgesici e antinfiammatori locali (FANS) al bisogno.
È compito del medico, del terapista, del massaggiatore professionale (che ha frequentato un corso massaggio riconosciuto dal CONI), incoraggiare le necessarie misure riabilitative, con il consenso del curante. In questi casi, una reale tutela della salute del lavoratore passa attraverso l’azione di valutazione dei rischi, quali l’analisi delle postazioni dotate di videoterminale, dei sopralluoghi negli ambienti di lavoro, della formazione dei lavoratori e dell’attuazione delle misure preventive.
In attesa di accreditati indagini epidemiologiche e di una letteratura indirizzata più vasta che offra orientamenti pratici e consolidati, invito tutti coloro che promuovono e divulgano informazioni sul benessere psico-fisico in ambito lavorativo e istruttorio, a rafforzare le indicazioni operative nell’interesse della comunità e, soprattutto, dei lavoratori e delle aziende.
Accertata oramai che la postura scorretta e i movimenti ripetuti sono alla base di questi disturbi, ritengo indispensabile fare prevenzione primaria e secondaria allo scopo di non sottoporsi ad interventi chirurgici, che da una parte possono risolvere il problema “dolore”, ma dall’altra non garantiscono la ripresa della totale funzionalità se non coadiuvata da una adeguata riabilitazione.
Soltanto con la piena attuazione di un consolidato percorso di prevenzione, potremmo creare le premesse di raggiungere il benessere lavorativo del videoterminalista, mansione probabilmente ad oggi la più diffusa in Italia.