Chi nella vita non ha subito una ferita da determinare una cicatrice? Questa rappresenta per ognuno di noi un significato del proprio vissuto fisico ed emotivo.
Ho voluto approfondire questo argomento, spiegando non solo i processi di riparazione fisiologici che avvengono di fronte ad una discontinuità cutanea, ma soprattutto le conseguenze che la cicatrice se non curata adeguatamente può recare sull’intero organismo a vari livelli. Sottolineiamo, con una visione di integrità corporea (olistica), le intrinseche connessioni che esistono tra tutti i sistemi corporei quando si è di fronte ad una cicatrice.
Inoltre, vedremo quali sono le tecniche manipolative più indicate per trattarla, al fine di prevenire non solo quelle aderenze tessutali locali, ma soprattutto i disturbi che si possono avere a distanza su tutto l’organismo.
Il Processo di guarigione di una cicatrice
Qualunque ferita, sia essa causata da intervento chirurgico che da evento traumatico o incidente, determina la cosiddetta cicatrice che spesso è poco considerata importante dagli addetti ai lavori quali, chirurghi, fisioterapisti, massoterapisti, posturologi.
Quando si è di fronte ad una lesione tessutale superficiale o profonda, l’organismo adotta un meccanismo riparativo fisiologico composto da quattro fasi principali:
- emastasi, consistente nella fase iniziale della riparazione del tessuto danneggiato in cui a causa dell’emorragia, componenti sanguigni come piastrine, fibrina, glicoproteine si agglomerano nell’area della lesione inducendo una vasocostrizione. Le piastrine poi a contatto con il collagene esposto e ad alcuni elementi della matrice extracellulare, stimolano il rilascio di fattori di crescita (citochine) e di coagulazione che avviano il processo di riparazione;
- infiammazione, seconda fase della riparazione che avviene nell’arco delle 24 ore successive al trauma e può durare più di una settimana. I neutrofili entrano nella ferita con lo scopo di pulirla mentre i macrofagi liberano il materiale estraneo, mentre i mastociti secernano sostanze enzimatiche responsabili dei segni clinici dell’infiammazione quali il rossore, il calore, la tumefazione e il dolore;
- proliferazione, fase che inizia dall’ottavo giorno e può durare fino a due settimane dal trauma. Stimolati da fattori di crescita, i fibroblasti migrazione verso la matrice provvisoria di fibrina e di collagene. In particolare, i miofibroblasti simili alle cellule muscolari lisce, incrementano la forza di contrazione della ferita con conseguente riduzione della sua apertura. Allo stesso tempo altri enzimi degradano il collagene in eccesso prodotto per dare forza alla ferita. Terminata la contrazione, i miofibroblasti vanno in apoptosi e cessano la loro attività rompendo la matrice extracellulare provvisoria;
- rimodernamento, ultima fase riparatoria che si conclude anche dopo anni a seconda dell’entità e della tipologia della ferita. Qui il collagene di tipo I predomina su quello di tipo III e sul tessuto fibrotico per dare più resistenza alla ferita; le sue fibre non seguono un preciso ordine e lentamente la cicatrice nel suo processo di guarigione perde il suo aspetto eritematoso.
Perché trattare una Cicatrice
La cicatrice se non trattata tempestivamente, può dar luogo ad un danno di tipo estetico: la comparsa della cosiddetta cicatrice patologica tossica, o cheloide o cicatrice ipertrofica, questa crea disturbi clinici e disfunzioni a livello posturale, miofasciale, linfatico, energetico, endocrino-metabolico, psicologico.
A livello posturale l’intero sistema tonico posturale viene alterato dalla cicatrice che quando rimane retratta, stira i recettori cutanei causando modificazioni delle afferenze esterocettive e delle risposte muscolari.
Queste ultime creeranno una modulazione del tono muscolare in grado di provocare dismetria funzionale e atteggiamenti scoliotici compensatori ed adattativi evidenziabili clinicamente e radiologicamente.
Per fortuna ci troviamo di fronte ad una situazione reversibile in quanto, la postura ritorna alla normalità, se la causa primaria è la cicatrice, appena si riesce a eliminare l’aderenza o la fibrosi della cicatrice patologica.
Per quanto riguarda gli effetti negativi sul tessuto miofasciale, la cicatrice patologica può provocare un’interferenza delle catene muscolo-connettivale-fasciale a causa della presenza di zone di minore elasticità lungo di esse e di una interruzione locale dello scorrimento dei miofilamenti di actina-miosina che si ripercuotono a livello globale sull’equilibrio delle catene cinetiche.
A livello circolatorio in corrispondenza della cicatrice si può creare una stasi linfatica loco regionale alterandone il deflusso linfatico locale.
Alcuni autori hanno dimostrato che una cicatrice può causare uno squilibrio endocrino-metabolico responsabile di disturbi a distanza e che apparentemente non sono collegati con essa.
Per ultimo non è da sottovalutare lo stato di tensione emotiva e di disagio interiore irrisolto che vive e lega la persona all’evento che ha determinato la cicatrice. Questa risulta essere spesso intoccabile e dolorosa alla sola vista del paziente. I tessuti danneggiati registrano l’evento doloroso evocando nella memoria il trauma emotivo: lo dimostra l’abnorme e anomala reazione del paziente quando viene sfiorato sulla cicatrice, espressione che va ben oltre il semplice stimolo nocicettivo indotto dalla manovra massoterapica
Come effettuare il Trattamento di una Cicatrice
Prima di procedere al trattamento vero e proprio della cicatrice è fondamentale effettuare una valutazione clinica posturale per determinare con trasparenza l’interferenza provocata dalla cicatrice patologica sul sistema tonico posturale, integrata ad un esame obiettivo di ispezione e palpazione, che permetterà di stabilita la terapia più adeguata.
In letteratura scientifica si trovano molteplici articoli che spiegano gli interventi e le terapie adottate per la cura delle cicatrici fondati su pomate cicatrizzanti, impiego di terapia fisica e infiltrativa, di strategie compressive e di ortesi che destano comunque perplessità per i successi ottenuti.
Invece, poco si è scritto e avvalorato sulla terapia manuale e su come gestire la tensione che la cicatrice subisce nel corso del rimodellamento e della maturazione.
Premesso che la cicatrice, a prescindere dall’età dell’insorgenza, si può sempre trattare fino a neutralizzarla, le scelte metodologiche da applicare dipenderanno dall’esperienza e dalla capacità di valutazione del terapeuta.
Ad oggi abbiamo a disposizione molteplici tecniche per trattare la cicatrice sia in via di guarigione allo scopo di diminuire la sintomatologia algica e facilitare il processo di guarigione, sia quando si è in presenza di cheloidi con l’intento di migliorare le qualità tensegretive della cute anche se non potranno essere mai uguali a come erano prima del trauma.
Coloro che hanno frequentato un corso massaggio professionale sono a conoscenza delle tecniche manuali più utilizzate dal massaggiatore per il ridurre le aderenze cicatriziali e gli imbrigliamenti degli strati cutanei sono:
- La digitopressione, basata su pressioni con pollici, dita, palmo della mano e gomiti, effettuate preferibilmente a lato della cicatrice e mai direttamente sui lembi giustapposti della cute ovvero sulla rima della ferita, e percorrendo i punti dei meridiani corporei secondo la medicina tradizionale cinese;
- Il rolling, tecnica di scollamento basata sull’afferrare una spessa area cutanea con il pollice e l’indice delle mani e svolgere il tessuto cutaneo come per arrotolare la pasta. La manovra va eseguita prima lateralmente alla cicatrice in senso parallelo ai lembi cicatriziali, poi in senso perpendicolare fino a quando non si percepisce la zona cutanea rilassata;
- Il picchiettamento, eseguito con dita o gomiti, in modo lento o rapido a seconda la risposta del tessuto fasciale e seguendo sempre il decorso longitudinale e laterale della cicatrice. Lo scopo di questa manovra è quella di ridurre la tensione cutanea e stimolare gli esocettori ad una risposta efferenziale più fisiologica;
- Il massaggio trasverso profondo, o tecnica Cyriax, è eseguito con uno o due dita sulla zona laterale della cicatrice attraverso un ripetitivo approfondimento nella cute senza frizionarla ma soltanto mantenendo la posizione con un orientamento di spinta trasversale fino a quando si percepirà il rilassamento del tessuto sottocutaneo.
Studi scientifici avvalorano l’efficacia del massaggio sulla cicatrice in termini di riduzione del prurito, del dolore e della rigidità tensoelastica tessutale, mentre altri sottolineano il non raggiungimento di risultati simili.
Per mia esperienza quando ho avuto modo di trattare una cicatrice, ho ottenuto sempre un giovamento e una soddisfazione sul paziente.
La sensibilità tattile e percezione delle risposte corporee non è da tutti, le qualità si sviluppano con gli anni e con l’esperienza sul campo, a patto che si conservi quella passione e devozione per il proprio lavoro che contraddistingue un massaggiatore professionale da un altro. Non si finisce mai di sapere ed imparare!